Torre Mozza Ugento e il Museo Archeologico
Pochi chilometri separano Torre Mozza e Ugento, una breve distanza che permette di passare dalle bellezze naturalistiche e dalle spiagge assolate della marina ad una immersione piena di suggestioni nella storia e nella cultura di questa parte di Salento. Torre Mozza e Ugento, l’antico centro di Ozan, tra l’VIII e il III secolo a. c. ricadevano nel pieno dei territori dei messapi e alla storia di questo polo è dedicato il Nuovo Museo Archeologico di Ugento. Gli spazi espositivi del Museo, che ha sede nel quattrocentesco convento di S. Maria della Pietà, si articolano su due livelli. Il piano terra nelle sale del refettorio ospita un’accura ricostruzione dell’antico centro di Ugento oltre a vari reperti provenienti da sepolture infantili; il chiostro invece è interamente dedicato all’imponente tomba dell’atleta scoperta nel 1970 sulla via Salentina. Risalente alla fine del VI sec. a.C. la tomba è stata posizionata ricollocando sul basamento le lastre delle fiancate e delle testate dell’originaria forma a cassa. All’interno presenta un’intonacatura con decorazione pittorica a fasce rosse, bianche, blu e nastri ondulati. La copertura, collocata di fianco, è costituita da due lastroni a doppio spiovente, intonacati all’interno. La tomba prende il suo nome dal ritrovamento al suo interno di manufatti legati all’attività ginnica e ospitava due sepolture il cui ricco corredo bronzeo e ceramico è disposto in apposite vetrine lungo le pareti. Al primo piano un’ala è dedicata alla necropoli e alle mura messapiche di cui alcuni resti si possono anche osservare anche nella campagna tra Torre Mozza Ugento. Un secondo spazio è incentrato sui culti indigeni della Messapia: le sette sale espongono oggetti votivi e statuette in terracotta, di età ellenistica, provenienti dal santuario di Artemide, localizzato nei pressi dell’antico porto ugentino di Torre San Giovanni; statuette fittili votive raffiguranti divinità di età arcaica e soprattutto la copia della statua dello Zeus di Ugento il cui originale è attualmente conservato nel Museo archeologico nazionale di Taranto. Si tratta di un’opera d’arte che testimonia l’alto livello tecnico raggiunto dai bronzisti tarantini già in epoca arcaica, capaci di accogliere spunti formali e tecnologici da diverse correnti artistiche della madrepatria greca, proponendo un proprio stile eclettico e originale. Il dio viene raffigurato completamente nudo nell’atto di brandire con il braccio destro la folgore di cui restano alcuni segni nel pugno chiuso mentre sorregge con la sinistra un’aquila di cui sopravvive oggi soltanto l’attacco degli artigli. L’impostazione rigida dei muscoli richiama ancora una maniera arcaica, che trova un suo primo superamento nella ricerca di una nascente tridimensionalità testimoniata dalla disposizione degli arti, che occupano lo spazio suggerendo un movimento deciso ed elegante. In origine la statua era posta su una colonnina e offre allo spettatore più angoli di osservazione. Lasciato questo capolavoro dell’arte classica la visita si chiude con tre sale dedicate alla ceramica medievale di produzione ugentina e una corposa sezione numismatica. Da Torre Mozza a Ugento si compie così un viaggio a partire da un presente di palpitante e viva bellezza plasmata dalla natura per giungere al quieto splendore senza tempo delle creazioni e delle storie umane consegnateci dalle epoche passate.