Torre Mozza e le serre del Salento
Il territorio che da Torre Mozza Salento si spinge verso l’entroterra appare caratterizzato dalla presenza di una delle formazioni geologiche più tipiche della penisola salentina: le serre. Il Salento è per la maggior parte una pianura carsica, una lunga distesa di terra che si adagia bassa ad ampliare l’orizzonte, l’unico rilievo morfologico che interrompe tale orizzonte sono, appunto, le serre. Come groppe di mitici mastodonti eternati nella pietra, questi rilievi collinari, con la loro modesta ondulazione, nella piatta Puglia assumono il ruolo incongruo di una “catena montuosa” che serra lo sguardo, modella e segna l’orizzonte frastagliandolo. Preceduto alle spalle da questa muraglia lapidea il borgo di Torre Mozza appare come un esile avamposto costiero, che scruta l’orizzonte restando di vedetta. Dal punto di vista geologico, il Salento delle serre è formato da rocce cretaceo-calcaree e da sedimenti più recenti collocati negli avvallamenti. Le serre presentano una fisionomia peculiare che modula la conformazione del terreno in un alternarsi di alto e basso, pieno e vuoto dalle armoniche successioni. Alle creste calcaree sormontate come rigogliose chiome da boschi e distese di uliveti, si contrappongono gli avvallamenti tufacei, che come porti sicuri contri i marosi, accolgono i centri abitati mollemente adagiati ai piedi delle serre a creare un rosario allungato di insediamenti attraversati da strade, circondati da oliveti, seminativi ed incolto. A guardarlo dalla costa, il Salento delle serre può apparire come un lussureggiante giardino roccioso dove la mano di un sapiente giardiniere ha saputo disporre in perfetta armonia tutti gli elementi secondo cromie e volumi. Scarsa o nulla la presenza di corsi d’acqua abbonda, invece, la presenza di specchi d’acqua interni che danno vita nelle zone costiere a importanti zone umide. In queste terre, già abitate in età messapica, le vicende del popolamento seguono i caratteri generali della piana salentina, di un mondo costiero, che per vicende naturali (paludi e acquitrini) e militari (incursioni saracene), tende ad arretrare verso l’interno e organizzarsi in una rete insediativa tendenzialmente autosufficiente. Le serre salentine furono, così, popolate da una costellazione di piccoli casali e masserie determinante un mosaico paesistico articolato, cui le ridotte dimensioni permisero di rimanere indenne agli sconvolgimenti dei secoli. Qui, infatti, il paesaggio più che in altre zone del leccese presenta importanti elementi di permanenza con un forte ancoraggio ai caratteri ambientali. Qui più che altrove si impone alla vista un paesaggio dominato e necessitato dalla pietra, dalla roccia che affiora come relitto di antiche ere geologiche. Architettura e agricoltura si sono confrontate con questo elemento dando vita a forme costruttive povere improntate ai minimi dell’autosufficienza, ricavando e strappando alla roccia piccole estensioni di terreno con terrazzamenti. Nascono in questo modo l’intaglio dei muretti a secco, lo spuntare rigoglioso di pagghiare, furnieddhi, gli appezzamenti coltivati a cereali, vigneti e ulivi. Modellate come morbide onde, quasi in un gioco speculare con il vicino mare di Torre Mozza, le serre salentine si adagiano sull’estremo limite del Salento come una suggestiva balconata sospesa tra il grigio della pietra, il rosso della terra, l’argento degli ulivi, il verde intenso dei pini sullo sfondo blu dello Ionio.